Una cittadina romagnola, con una rete sotterranea dall'origine misteriosa!
La mia prima incursione tra grotte e vigneti mi ha portato in Romagna in questa splendida cittadina, un borgo antico e ben tenuto, con una complicata rete di cunicoli che ne attraversa il sottosuolo.
Passeggiate per Santarcangelo e godetevi il centro storico, la risalita in cima, la torre del campanone e le altre piccole bellezze che troverete in giro.
Poi andate a visitare lo I.A.T. del paese, chiedete di partecipare ad una visita nel sottosuolo. Vi porteranno difronte ad un cancello di ferro e con una chiave gigante vi faranno entrare nella pancia della monte Giove! Ricordate che è da questo monte che prende il nome il Sangiovese ovvero Sangue di Giove!
Come spesso accade non si hanno notizie certe sulla genesi e lo scopo di questo intreccio di gallerie. Si suppone potesse essere adibito al culto di Mitra, da parte dei soldati romani oppure un luogo di culto dei Basiliani, che si rifugiavano nel sottosuolo per pregare.
Erroneamente denominate grotte tufacee, sono in realtà ipogei in arenaria. In epoche più recenti vennero utilizzate come depositi per il cibo (nel sottosuolo la temperatura è di 12°C costanti) e poi suddivise con muri, in modo che ogni casa avesse la propria cantina. All'oggi solo un breve tratto è aperto al pubblico!
IAT Santarcangelo
Poco distante dal centro c'è la Cantina Battistini, una sosta obbligatoria non solo per la vasta gamma di vini che offre, ma anche per la simpatia con cui si è accolti.
Si potranno assaggiare vini sfusi (ottimo il Sangiovese della fiera di S. Martino) ed in bottiglia. Meritano una menzione l'ottimo Albana (bianco fermo) e l'emblematico Pagadebit (sempre bianco fermo). Tra i rossi il Solstizio (barricato) è ottimo e sprigiona aromi multipli e appaganti...almeno per me.
Cantina Battistini
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